E come promesso, ecco a voi, la mia nuova Fan Fiction, che come le altre prende spunto per il titolo da una canzone, in questo caso è la canzone di Tiziano Ferro.
In questa FF, ho voglia di sperimentare un pò, inserendo anche nuovi personaggi rispetto a quelli di LHDP. Sarà una FF, che ricoderà un pò i vecchi feuilleton di un tempo, con al centro la saga di un'importante famiglia, con i suo intrighi, i suoi segreti, i suoi amori ecc.
E' un esperimento. Non so cosa verrà fuori.
Per ora accontentatevi del primo capitolo, ricordandovi che prima che la storia prenda un pò piede, ci vorrà un pò di tempo.
Buona lettura, e come sempre grazie mille per leggere.
L'AMORE E' UNA COSA SEMPLICE
CAPITOLO I
Settembre, tempo di vendemmia. Lo sapevano bene i braccianti agricoli che peregrinavano per il sud della Spagna, da una vigneto all’altro, per cercare di raccimolare qualche soldo in più. La crisi economica aveva colpito tutti i settori, e anche quello agricolo ne aveva fortemente risentito. Però, rispetto alla raccolta dei pomodori o degli ortaggi, rendeva sicuramente di più andare a raccogliere l’uva per la vendemmia.
E come ogni settembre, Silvia e sua madre Margarita, erano sull’autobus che le avrebbe portate alla tenuta più grande di tutta Jerez, quella della famiglia Miranda Ramos, che ,da oltre un secolo, produceva il miglior Sherry esistente sul mercato.
Mancava poco a mezzogiorno. Il sole risplendeva nel cielo e Silvia, era impaziente di arrivare alla meta. Con i soldi che avrebbe guadagnato, sommati a quelli che aveva già messo da parte, si sarebbe finalmente iscritta alla scuola serale per riuscire a prendersi almeno il diploma.
A Silvia, era sempre piaciuto studiare, ma da quando era morto suo padre, le cose per lei è sua madre, si erano complicate enormemente, tanto da farle decidere di smettere di studiare, per mettere da parte i soldi e mantenersi agli studi da sola.
La famiglia Castro Leon, era sempre stata una famiglia umile, ma onesta. E l’onestà e il senso del dovere erano valori che Silvia aveva ereditato da suo padre, che le diceva sempre che per avere qualcosa dalla vita bisognava lottare, sollevarsi le maniche e darsi da fare, perché nessuno le avrebbe regalato mai niente. E Silvia, da quando aveva dodici anni, da quella maledetta notte da cui suo padre non si era più svegliato, aveva capito che per andare avanti , doveva sollevarsi le maniche e lottare.
Anche Margarita, era impaziente di arrivare alla tenuta. Era l’unico posto dove i braccianti venivano trattati con umanità e poi lì c’era Don Pedro, che aveva sempre protetto lei e la sua bambina. Guardò Silvia. Il riflesso del sole faceva risaltare ancora di più il colore rosso dei suoi capelli e i lineamenti delicati del volto e Margarita, sospirando ,pensò che ,ormai, la sua bambina era cresciuta. Era diventata una bellissima donna di 22 anni.
Finalmente il tragitto sferrato terminò e il colore giallastro della polvere della strada non asfaltata, fu sostituito dal verde dei vigneti. Dal finestrino Silvia ispirava forte. Le piaceva l’odore del mosto. Le ricordava la sua infanzia. Le ricordava suo padre, quando le parlava per ore ed ore delle caratteristiche che doveva avere l’uva per produrre un buono sherry .
Quell’improvvisa esplosione di verde annunciava la prossimità della grande villa dei Miranda Ramos, che maestosa e imponente dominava tutta la vallata.
Finalmente, erano arrivate.
Scesero dall’autobus, e subito andò incontro loro Paco, il capataz della tenuta.
<< Buongiorno Margarita, per lei il tempo sembra essersi fermato…>>
<< Paco, gli anni passano per tutti, e tu come sempre sei troppo gentile!>>
I due si lasciarono andare ad un lungo abbraccio.
<< Ma quella ragazza dietro di lei è Silvia?>>
<< Sì, Paco, hai visto com’è cresciuta?>>
Sì, Silvia era proprio cresciuta. Non era più la ragazzina dalla lunga treccia, con gli occhiali e piena di lentiggini, era diventata una donna. Un bella donna, pensò Paco, che già iniziava a preoccuparsi su come proteggerla dalle attenzioni che gli avrebbero, sicuramente, rivolto gli altri braccianti. Una così bella ragazza, non sarebbe di certo passata inosservata.
<< Vieni quì, Silvia, fatti abbracciare anche tu..>>
Silvia si avvicinò a Paco e l’abbracciò. Era proprio un brav’uomo, quello che si definisce un pezzo di pane. Per Silvia era come un secondo padre, così come Don Pedro.
<< Come sta Don Pedro?>> chiese Silvia.
Il volto di Paco, cambiò immediatamente espressione.
<< Nessuno vi ha detto nulla?>>
<< Cosa dovevano dirci?>> domandò Margarita, preoccupata, dell’eventuale risposta.
<<….Ecco, non so come dirvelo….>>
<< Paco, ti prego…>>
Paco si portò il fazzoletto alla bocca, un gesto che faceva sempre quand’era agitato.
<< Don Pedro è morto l’altro ieri. Oggi ci saranno i suo funerali. Sono arrivati anche i suoi nipoti dall’America>>.
Gli occhi di Margarita e Silvia, si inumidirono. Erano molto legate a Don Pedro, le aveva sempre protette e sorvegliate e ora senza di lui, la tenuta Miranda Ramos, non sarebbe stata più la stessa.
( … )
Erano le tre del pomeriggio.
Faceva caldo. La chiesa era gremita di persone.
Pepa iniziava ad essere insofferente. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione. Non le piaceva avere intorno tutta quella gente, che in continuazione le chiedeva come si sentiva, come stava. Era appena morto suo nonno. Era appena morto l’uomo più importante della sua vita. L’uomo che l’aveva cresciuta, dopo che suo padre e sua madre erano morti in un terribile incidente stradale. Come poteva sentirsi?.
Marina, la osservava da lontano. Ormai che Don Pedro, non c’era più, sarebbe stato ancora più facile per i suoi figli, impadronirsi di tutto il patrimonio dei Miranda Ramos. Un sorriso arcigno le uscì dalle labbra sottili, mentre con una mano accarezzò la spalla di suo figlio maggiore.
Nella chiesa calò il silenzio quando entrò il prete per officiare la messa.
In prima fila, sulla destra c’erano Pepa, sua nonna Carmen e suo Zio Mariano, un uomo debole, che si era sempre lasciato manovrare da sua moglie Marina, che ora sedeva alla sinistra della navata della chiesa insieme ai suoi due figli, Lucas e Aitor.
Pepa durante tutta la cerimonia a stento riuscì a trattenere le lacrime e quando Lucas gli fece un cenno per farle capire che era il momento di andare sull’altare per fare il discorso di commemorazione, declinò l’invito con un semplice gesto della nuca.
Avrebbe lasciato il discorso d’onore a suo cugino Lucas, così Marina avrebbe smesso di osservarla, e si sarebbe concentrata sul discorso per pavoneggiarsi dell’eloquenza del figlio.
Infondo, solo lei e poche persone conoscevano bene suo nonno in quella Chiesa. Lucas, poteva dire quello che voleva. Anzi, probabilmente il 90% delle persone presenti avrebbe riconosciuto nelle parole di Lucas, Don Pedro, ma non lei.
Lucas, parlava e Pepa si guardava intorno. C’erano gli uomini più importanti della Spagna. Vi era persino il Ministro dell’Agricoltura, in rappresentanza del Governo. Ma a Pepa non interessavano quelle persone. A Pepa interessava vedere come tutti i braccianti, erano in fondo alla Chiesa. Come tutta quella povera, gente, aveva indossato il vestito migliore, per omaggiare suo nonno. Ed era sicura che anche suo nonno, in questo momento, ovunque fosse, stava guardando i suoi vigneti, i suoi braccianti, e non certo le donne e gli uomini vestiti di tutto punto che occupavano la prime file.
Quando la cerimonia finì, Silvia aspettò che la Chiesa si svuotasse un po’, per andare a dare il suo ultimo saluto a Don Pedro.
Si avvicinò alla Bara, posò su di essa una rosa bianca e il suo volto si bagnò di lacrime, mentre si allontanava.
Dietro una colonna, Pepa aveva osservato tutta la scena, chiedendosi chi fosse quella giovane donna che piangeva davanti al feretro di suo nonno.
Continua….
Edited by Keybook - 18/12/2011, 14:10